Giuseppe Ungaretti era «nato altrove». Figlio di migranti, lui stesso espatriato in Brasile, a San Paolo, dal ’37 al ’42, si è definito un «nomade», un «girovago», e può essere assunto a figura esemplare che riunisce in sé la fedeltà a un paese, a una patria, a una tradizione, ma nello stesso tempo li reinterpreta e li fonde in un’identità e in una tradizione sovranazionale, che nasce e si sedimenta nei secoli negli incontri, nei confronti, e anche negli scontri, tra uomini, paesi e culture diverse. Il convegno organizzato dalla Fondazione che porta il suo nome approfondirà questioni che appaiono centrali nel dibattito culturale e politico di oggi a livello internazionale, su una linea di ricerca interdisciplinare che verrà portata avanti nei prossimi anni. Già in questa occasione, comunque, il discorso si allargherà alla cultura europea contemporanea e anche alla cultura extraeuropea, soffermandosi sui tanti scrittori, artisti, intellettuali e studiosi che, «nati altrove» come Ungaretti, hanno eletto a loro patria – o alla loro patria d’origine hanno fuso – luoghi, culture, lingue diverse, contribuendo alla diffusione di idee, di valori, di esperienze: quelli che valorizzano sia le diversità e le specificità nazionali e locali, sia le radici, le origini e i caratteri comuni, che uniscono, che permettono la crescita, lo sviluppo e la pace, e che oggi possono contrapporsi alle tendenze irrazionalistiche di chi odia il Diverso, di chi teme l’Altro, e può pensare di salvaguardare il proprio particolarismo alzando muri.
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