Massimo Mamberti: Effetti della rivoluzione industriale e nascita del Gold Standard
martedi 14 marzo ,ore 13.00
Con la fine del secolo XVIII il quadro politico mondiale subisce un cambiamento radicale, con pesanti conseguenze sugli equilibri economici consolidati nel periodo della prima colonizzazione. L’indipendenza delle Americhe comporta la fine dell’egemonia coloniale di Spagna, Portogallo e Francia, lasciando solo l’Inghilterra presente con i possedimenti in Canada. Molti i cambiamenti profondi, che porteranno ad una forte polarizzazione degli attori principali della politica mondiale, al mutamento della stessa struttura sociale delle singole nazioni, ad un rapido incremento demografico, ad un grande sviluppo tecnologico.
Inizia da questi presupposti la “rivoluzione industriale” che nasce in Inghilterra e si estende rapidamente a tutta l’Europa del centro-nord. Investe dapprima l’agricoltura, e poi l’industria manifatturiera: la crescita demografica e la forte tendenza all’urbanizzazione, insieme ad un aumento del tenore di vita, dà stimolo ad una crescente domanda di beni e manufatti, che può essere soddisfatta solo tramite una conversione profonda del sistema produttivo.
L’impatto di tutto ciò sulla società civile fu enorme. Si formano nuove classi sociali, quelle degli imprenditori e quella dei commercianti, nascono le professioni liberali, sorgono i primi movimenti di riscatto sociale. Da un punto di vista economico, si sviluppano i commerci e nasce quella che si può chiamare l’era del libero scambio.
Il mondo economico diviene sempre più “europeo”: l’Europa, con solo il 20% della popolazione mondiale, gestisce oltre il 66% degli scambi mondiali. Cambia anche lo scenario politico: gli stati forti attuano sempre più politiche imperialiste, nuove rotte per l’acquisizione di colonie e territori vengono individuate, inizia la corsa per l’Africa (rumble to Africa). Nascono i cosiddetti stati egemoni, che attuano politiche fortemente espansionistiche. L’equilibrio politico europeo continua ad essere mantenuto secondo gli schemi del trattato di Vienna del 1815, e garantisce un lungo periodo di pace in Europa, interrotto solo da poche guerre di bassa intensità. Inizia in realtà un periodo di grande prosperità, con un impetuoso aumento degli scambi tra nazioni.
Su questa base viene creato il sistema del Gold Standard per garantire stabilità e continuità della situazione economica e degli scambi. Il Gold Standard si basava sui seguenti presupposti: convertibilità delle monete in oro a tassi fissi, totale mobilità dei capitali, perseguimento dell’equilibrio finanziario tramite l’adattamento spontaneo di prezzo e quantità dei beni scambiati.
Questo aprì ad un periodo di grande stabilità, ma anche di rafforzamento dei paesi “egemoni” nei confronti delle nazioni più deboli, con una sostanziale asimmetria di fondo. Una serie di crisi finanziarie – il panico del 1873, la crisi del “coinage act” - portarono, negli ultimi anni del secolo ad un progressivo raffreddamento della politica di libero scambio, con l’adozione da parte di molti stati di politiche protezionistiche. Il Congresso di Berlino del 1878 e la Conferenza di Berlino del 1885 cercarono di regolamentare e smorzare le divergenze tra i vari stati, ma la crescente rivalità economica tra Londra e Berlino, i contrasti per l’egemonia coloniale, le crisi dell’impero ottomano e dell’estremo oriente, i crescenti movimenti di liberazione delle varie nazionalità europee, la situazione sempre più critica dell’impero zarista portarono rapidamente ad una situazione di fortissima tensione internazionale e, di fatto, ad una crisi del sistema del Gold Standard. Vennero a cadere o a essere fortemente limitati i pilastri su cui esso si basava, libero scambio, libera circolazione dei capitali e delle merci, libera circolazione delle persone. Inizia la fase dei nazionalismi, che subirà una brusca accelerazione nel primo decennio del nuovo secolo, e che sancirà la fine anche del sistema del Gold Standard.